Buonismo/buonista

Ci sono parole che sembrano far parte del nostro bagaglio da sempre anche se non è così. è il caso di buonismo e buonista, parole che hanno caratterizzato la fase politica a metà degli anni ’90 e che sono entrate di prepotenza nell’uso comune. La prima attestazione rintracciata risale al 1993. Nell’articolo «Il nuovo leader? che sia sconosciuto» la giornalista Maria Latella, parlando dell’esponente di Alleanza Democratica Ferdinando Adornato, scrive «[…] fino al marchio più in voga e più rischioso del momento, l’essere, contemporaneamente, nuovista e buonista» (Corriere 12.11.93). Dopo alcune sporadiche apparizioni è dal 1995 che il buonismo entra nel lessico politico. «Eppure non dovrebbe sfuggirgli, se egli è un vero uomo politico, che l’autentico, decisivo, banco di prova della sua candidatura non sono né le apparizioni televisive, né i giri d’Italia in pullman, né le edificanti promesse di “buonismo” che costellano i suoi discorsi» (E. Galli Della Loggia, Corriere 01.05.95). Il riferimento è al professore Romano Prodi, partito da poche settimane nel giro d’Italia in pullman per il lancio del progetto politico dell’Ulivo. «Lasci stare il buonismo, non sono un missionario, io voglio cambiare la politica» (M. Smargiassi, Repubblica 13.05.95; intervista a Prodi). Con il tempo e con l’alternarsi delle vicende politiche buonismo diviene presto sinonimo del modo di fare politica di Veltroni: «Sono le cinque del pomeriggio, e nella sua stanza di direttore de l’Unità Walter Veltroni è come sempre: cioè disarmante nel suo cosiddetto “buonismo” applicato alla politica» (F. Geremicca, Repubblica 15.10.95). Partita dall’ambito politico, la parola ha rapidamente assunto valenza più generale di ‘comportamento tollerante e poco oppressivo nei confronti degli avvenimenti’ (LEI 6, 942, 33 segg.) ed è stata poi utilizzata in molti ambiti: «Preso da buonismo, il direttore del festival elogia anche Peter Del Monte» (N. Aspesi, Repubblica 09.05.96; con riferimento al direttore del festival cinematografico di Cannes); «[…] la reazione del giovane Maynard al buonismo retorico e ipocrita dell’epoca vittoriana» (G. Beccattini, DomenicaSole24ore 10.03.02). Buonismo è divenuto, inoltre, il modo di definire un certo stile letterario e cinematografico in contrapposizione a cattivismo: «Questa settimana, la Tamaro si sofferma sul termine buonismo, che la critica ha utilizzato anche per il suo ultimo romanzo» (Corriere 15.01.97). L’espressione è arrivata sana e salva fino ai giorni nostri: «C’è stato un tempo in cui eravamo intrisi di buonismo gelatinoso e il “politicamente corretto” invadeva il discorso pubblico con il suo codazzo di espressioni ridicole» (M. Gramellini, Stampa 29.02.2012).

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